Sei un perfetto genitore?
Non giudicarci per ciò che sentiamo è utile per stare meglio con noi stessi, per riconoscere che anche noi abbiamo dei bisogni, che possiamo comunicarli e che possiamo sbagliare.
Nel post precedente abbiamo parlato di emozioni: clicca qui
Ascoltare i propri bisogni: le emozioni non sono giuste o sbagliate
Allenarci a riconoscere e nominare ciò che sentiamo ci aiuta quindi ad essere più in contatto con noi stessi e con l’altro e a comprenderci meglio. A volte però tendiamo a reprimere le emozioni e i pensieri che le accompagnano, a vergognarcene, perché pensiamo che non siano giusti, che siano scorretti nei confronti della persona verso cui le proviamo; in genere ciò che ne consegue è il senso di colpa e il senso di inadeguatezza che si porta dietro: ci sentiamo sbagliati e magari “cattivi” per ciò che proviamo o abbiamo pensato. Come genitori questo purtroppo accade spesso. Nei confronti dei nostri figli sperimentiamo naturalmente stati d'animo contrastanti e ambivalenti (condizione tipica delle relazioni forti): amore sconfinato, tenerezza, orgoglio… ma anche insofferenza, senso di frustrazione, rabbia…
Riconoscere che le emozioni non sono giuste o sbagliate è fondamentale per capire che ciò che stiamo sperimentando ci sta comunicando qualcosa, un bisogno che sentiamo insoddisfatto: magari la necessità di sentirci ascoltati, riconosciuti, oppure il bisogno di riposo dopo una lunga giornata di lavoro in cui magari non proprio tutto è andato “per il verso giusto”.
Abbiamo visto che ciascuno interpreta la realtà a modo proprio e ciò che sperimentiamo deriva da queste interpretazioni, che a loro volta provengono dal nostro modo di concepire la vita e dalle nostre esperienze passate. Essere genitori, in questo senso, porta a galla la nostra storia di bambini e i ricordi di come abbiamo vissuto la nostra infanzia e di come i nostri genitori ci hanno cresciuti; queste “interferenze” a volte possono portare con sé reazioni da cui vorremmo prendere le distanze; non possiamo però farlo negandole e più ne siamo consapevoli più possiamo imparare a gestire i nostri comportamenti. Riconoscere e comunicare la nostra emozione e i nostri bisogni a bambini e ragazzi aiuta loro a comprenderci meglio e aiuta noi ad avere un comportamento più adeguato, sia verso noi stessi che verso di loro.
Il genitore perfetto non esiste
Non giudicarci per ciò che sentiamo è utile per stare meglio con noi stessi, per riconoscere che anche noi abbiamo dei bisogni, che possiamo comunicarli e che possiamo sbagliare.
Fare questo significa anche dare l’esempio ai nostri figli, insegnando loro che ciò che sperimentano va bene, che è importante che imparino a dire ciò che sentono, che le emozioni a volte portano a fare e dire cose che non vorrebbero, che sbagliare è parte del nostro essere umani e che si può chiedere scusa quando occorre. Imparare a riconoscere e nominare le emozioni significa, anche per i nostri bambini, essere meno in balia di ciò che provano, aiutandoli a comportarsi in modo più adeguato alle situazioni senza per questo dover negare e reprimere ciò che sentono.
Quando si parla di rispetto e di empatia pensiamo sempre all’importanza di sviluppare queste caratteristiche nei confronti degli altri e questo è quello che insegniamo ai nostri figli. Possiamo imparare ad avere la stessa attenzione nei confronti di noi stessi, anche perché non possiamo coltivare queste doti verso gli altri se non le coltiviamo prima verso di noi.
dott.ssa Laura Onor - Psicologa e psicoterapeuta
Per ulteriori informazioni potete contattare la dottoressa Laura Onor con studio a Verbania, in piazza San Vittore, 7 al cell. 338 903 6668
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